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Aumentano le preoccupazioni del sistema imprenditoriale reggiano alla luce delle azioni adottate dal governo statunitense nei confronti di Canada, Messico e Cina.

“Si vanno consolidando – sottolinea il presidente della Camera di Commercio dell’Emilia, Stefano Landi – i timori che avevamo espresso all’inizio del dicembre scorso, perché le politiche restrittive sull’import statunitense sono già state preannunciate dal presidente Trump anche nei confronti dell’Unione Europea”.

Gli interessi in gioco per l’economia reggiana sono evidenti: le nostre esportazioni verso gli Stati Uniti d'America valgono quasi 1,6 miliardi di euro, e gli Usa sono tra i pochi Paesi del mondo che, anche nel 2024, hanno mostrato incrementi dei flussi.

Il saldo commerciale (cioè la differenza tra esportazioni e importazioni) è inoltre largamente positivo, perché dagli Usa vengono importate merci il cui valore non supera gli 80 milioni.

Tra i prodotti reggiani maggiormente esportati oltreoceano spiccano i macchinari e le apparecchiature (la quota è superiore al 60% sul totale), ma anche materie plastiche, ceramica e apparecchi elettrici.

“Negli ultimi anni – spiega Landi – questi flussi sono costantemente cresciuti, e anche nel 2024, a fronte di un calo generalizzato delle esportazioni reggiane, quelle verso gli Usa sono aumentate”.

“E’ allora evidente - prosegue Landi – la ragione fondamentale delle preoccupazioni delle nostre imprese, che in altri mercati, quali Germania e Francia, hanno invece registrato contrazioni, e oggi si trovano di fronte a possibili azioni penalizzanti che, fatalmente, rischierebbero di trasformarsi in una “guerra dei dazi” che non ha niente a che vedere con i veri principi dello sviluppo e della competitività”.

“Gli investimenti e la capacità di innovazione del sistema produttivo – osserva al proposito il presidente della Camera di Commercio dell’Emilia – sono i veri capisaldi di uno sviluppo che ora, al contrario, rischia di essere compromesso da barriere e freni che non solo non hanno senso in un’epoca di globalizzazione degli scambi, ma non giovano neppure a chi crede che, imponendo dazi ad altri, si faccia un favore alle economie nazionali”.

“In questa situazione – conclude Landi – l’Unione Europea, e quindi anche i singoli Stati membri, debbono ricercare il più alto livello di coesione possibile, predisponendo, innanzitutto, misure di sostegno e di sviluppo per un’economia continentale giù in difficoltà, relazionandosi con gli Usa in termini efficaci e ricorrendo, ovviamente, ma solo in ultima istanza, ad eventuali ritorsioni”.

Ultimo aggiornamento

04-02-2025 13:02

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