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Nonostante abbia perso il 3,3% dei residenti tra il 2011 e il 2024, l’Appennino parmense continua ad essere il più abitato rispetto alle vicine province di Reggio Emilia e Piacenza e, contemporaneamente, quello in cui è insediato il più alto numero di imprese montane, attestate a 6.354 (quasi la metà del totale).

Al di là dei raffronti, però, anche la montagna parmense sconta fragilità e difficoltà che sono rese ben evidenti dalla ricerca promossa dalla Camera di commercio dell’Emilia sullo stato dell’economia montana delle province di Reggio Emilia, Parma e Piacenza, con approfondimenti specifici per ogni realtà locale sulle condizioni delle imprese e del lavoro, sulle criticità e sui bisogni del tessuto imprenditoriale.

“Nel nostro Appennino – sottolinea il vicepresidente dell’Ente camerale, Vittorio Dall’Aglio – in dieci anni il numero delle imprese è sceso di oltre l’11%; è molto confortante il fatto che l’occupazione (19.559 addetti) sia aumentata, seppure con ritmi più lenti rispetto al resto del territorio (+8,1% contro il +12,2% della media provinciale), ma è evidente che la flessione del numero delle imprese preoccupi, soprattutto perché vengono spesso a mancare quelle piccole realtà locali che rappresentano un patrimonio senza il quale rischiano di diminuire anche i servizi e le possibilità di tenuta delle comunità”.

La ricerca camerale, curata da Paolo Rizzi, con Lorenzo Turci e Manuela Ferrari del Laboratorio di Economia Locale (LEL) dell’Università Cattolica del Sacro Cuore e presentata a Borgo Val di Taro, a Palazzo Tardiani, sede dell’Unione dei Comuni Valli Taro e Ceno, evidenzia che a rendere complesso lo sviluppo, per gli imprenditori appenninici parmensi sono, nell’ordine, il costo dei trasporti e dell’energia, ma anche le difficoltà di reperimento del personale e la carenza di servizi alle imprese.

Problemi che in gran parte accomunano quelle montane, seppure in misura diversa, a tutte le altre imprese parmensi; “le differenti condizioni, però – spiega Dall’Aglio - emergono nel momento in cui i nostri imprenditori dell’Appennino sono chiamati ad indicare le condizioni da creare per restare in montagna, ponendo al primo posto assoluto il miglioramento delle infrastrutture di trasporto e le comunicazioni materiali, seguite da vicino dalle infrastrutture immateriali, che spiccano come priorità soprattutto nelle aree del crinale”.

Solo al quarto posto si colloca, come condizione per restare, il tema degli aiuti pubblici, seguito, molto da vicino, dalla richiesta di partecipazione delle imprese ai processi decisionali che riguardano lo sviluppo dell’Appennino.

Un’imprenditoria, dunque, che in parte chiede sostegni (anche attraverso le politiche fiscali), ma che appare anche molto consapevole delle proprie forze e, soprattutto, evidenzia uno straordinario senso di appartenenza e legame al territorio.

Emblematiche, in tal senso, le risposte alla domanda sull’area geografica cui si sente di appartenere, con una netta scelta degli imprenditori della montagna parmense a favore del paese in cui vivono (45,6%), seguito dalla valle in cui risiedono (30,1%), con l’Appennino al terzo posto (27,7%).

Chiude la graduatoria l’Unione Europea (4,4%), ma sono lontane anche le identificazioni con la provincia di residenza (16%), l’Italia (15%) e l’Emilia-Romagna (7,4%).

In materia di giudizio sull’attività degli enti locali, però, è proprio la Regione Emilia-Romagna (ovviamente come istituzione) ad incassare il giudizio migliore, affiancata dalle associazioni di categoria e seguita da vicino da Camera di Commercio.

A proposito della ricerca, il presidente della Camera di commercio dell’Emilia, Stefano Landi – ha ricordato che “è il primo passo di un più ampio progetto di ricerca e di animazione territoriale che andrà poi ad indagare anche sulla condizione dei giovani e il sistema dei servizi alla popolazione, puntando ad offrire nuovi strumenti per l’adozione di nuove e concrete politiche di sviluppo per l’Appennino”.

Alla presentazione della ricerca sono intervenuti, oltre a Landi, Dall’Aglio, il Sindaco di Borgo Val di Taro, Marco Moglia, i curatori del rapporto, Lorenzo Turci e Manuela Ferrari, le imprenditrici Laura Gallina (prosciuttificio Gallina Mario spa di Lagrimone), Elisa Landini (cooperativa di comunità Corte Rigoso), l’imprenditore Marco Mariani (titolare di un importante esercizio commerciale a Bedonia), la vicepresidente dell’Assemblea legislativa dell’Emilia-Romagna, Barbara Lori, e il direttore del GAL del Ducato, Giovanni Pattoneri.

I dati sulla ricerca sono disponibili qui

Ultimo aggiornamento

05-12-2025 09:47

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