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Le 4.463 imprese della montagna reggiana non hanno dubbi nell’indicare le principali difficoltà che il tessuto imprenditoriale sconta nelle aree montane, collocando al primo posto (a pari merito) il costo dei trasporti e quello dell’energia, seguiti dalla difficoltà di reperimento del personale e dalla carenza di servizi alle imprese.
Problemi che in gran parte le accomunano, seppure in misura diversa, a tutte le altre imprese reggiane; le differenti condizioni, però, emergono nel momento in cui gli imprenditori d’Appennino sono chiamati ad indicare le condizioni da creare per restare in montagna, ponendo al primo posto assoluto il miglioramento delle infrastrutture di trasporto e le comunicazioni materiali, seguite da vicino dalle infrastrutture immateriali, che spiccano come priorità soprattutto nelle aree del crinale.
I dati emergono dalla ricerca promossa dalla Camera di Commercio dell’Emilia sullo stato dell’economia montana delle province di Reggio Emilia, Parma e Piacenza, con approfondimenti specifici per ogni realtà locale sulle condizioni delle imprese e del lavoro, sulle criticità e sui bisogni del tessuto imprenditoriale.
“E’ il primo passo – ha ricordato il presidente Stefano Landi aprendo la presentazione dei risultati a Castelnovo ne’ Monti - di un più ampio progetto di ricerca e di animazione territoriale che andrà poi ad indagare anche sulla condizione dei giovani e il sistema dei servizi alla popolazione, puntando ad offrire nuovi strumenti per l’adozione di nuove e concrete politiche di sviluppo per l’Appennino”.
La ricerca presentata da Polo Rizzi e Manuela Ferrari del Laboratorio di Economia Locale (LEL) dell’Università Cattolica del Sacro Cuore, ha intanto offerto molti spunti, proprio a partire dalle priorità di lavoro indicate dagli imprenditori montani reggiani e da una fragilità dell’impresa montana che si registra, ad esempio, con un aumento dell’occupazione (attestata a 11.258 unità) che nelle aree montane si è fermato al 3,4% tra il 2013 e il 2023, mentre il dato complessivo della provincia di Reggio Emilia ha evidenziato un +9,5%.
Da qui, dunque, l’indicazione di condizioni di permanenza degli imprenditori montani che partono, come si è detto, dal miglioramento delle infrastrutture, estendendosi poi (in ordine di graduatoria) alla formazione di personale più qualificato rispetto alle esigenze delle imprese e al rafforzamento del sistema dei servizi, con particolare riguardo a quelli scolastici, sociali e sanitari.
Solo al quarto posto si colloca, come condizione per restare, il tema degli aiuti pubblici, seguito, molto da vicino, dalla richiesta di partecipazione delle imprese ai processi decisionali che riguardano lo sviluppo dell’Appennino.
Un’imprenditoria, dunque, che in parte chiede sostegni (anche attraverso le politiche fiscali), ma che appare anche molto consapevole delle proprie forze e, soprattutto, ha uno straordinario senso di appartenenza e legame al territorio.
Emblematiche, in tal senso, le risposte alla domanda sull’area geografica cui si sente di appartenere, con una netta scelta a favore dell’Appennino (58,3%), seguita da quella a favore del paese in cui si vive (45,1%).
Chiude la graduatoria l’Unione Europea (5,5%), ma sono lontane anche le identificazioni con la provincia di residenza (12%), l’Italia (10,9%) e l’Emilia-Romagna (7,4%).
In materia di giudizio sull’attività degli enti locali, però, è proprio la Regione Emilia-Romagna (ovviamente come istituzione) ad incassare il giudizio migliore, affiancata dalle associazioni di categoria e seguita da vicino da Camera di Commercio, Consorzio di Bonifica e Provincia.
Alla presentazione della ricerca sono intervenuti, oltre a Landi, Rizzi e Ferrari, le imprenditrici Angela Bronzoni (Bronzoni motori elettrici srl di Ramiseto), Giorgia Coli (Ba.co srl di Castelnovo ne’ Monti) e Sara Scaruffi (cooperativa di comunità San Rocco di Ligonchio), gli studenti degli istituti scolastici Cattaneo-Dall’Aglio e Mandela, il presidente del Gal Antico Frignano e Appennino Reggiano, Adelfo Magnavacchi, e il presidente della Commissione Politiche economiche della Regione Emilia-Romagna, Luca Quintavalla.
I dati sulla ricerca sono disponibili qui
