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Sono 13.330 i nuovi contratti che saranno attivati dalle imprese parmensi nel trimestre luglio-settembre 2024, dato in calo rispetto allo stesso trimestre del 2023.

Le analisi dell’Ufficio Studi della Camera di Commercio dell’Emilia sui dati forniti da Unioncamere-Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali, Sistema Informativo Excelsior, evidenziano, infatti, una diminuzione del numero di nuovi contratti del 12,4%, cioè 1.880 contratti in meno rispetto al luglio-settembre 2023.

Osservando i dati relativi al trimestre considerato, le attivazioni previste si concentreranno per il 57,8% nel settore dei servizi: pur mantenendo il primato sul numero dei nuovi contratti, il comparto esprime dati previsionali in calo rispetto a quelli del trimestre luglio-settembre 2023, con 7.700 nuovi contratti (-15,8%).

Nell’ambito dei servizi, la voce più importante è quella dei servizi alle imprese, con 2.780 nuovi contratti (-19,2 %), seguita dai servizi alle persone con 1.730 (+3,6%), dai servizi di alloggio e ristorazione con 1.670 (-27,5%) e dal commercio con 1.530 (-12,1%).

Per l’industria, invece, i nuovi contratti per il trimestre considerato saranno complessivamente 5.630 (-7,1%), di cui 4.660 nell’industria manifatturiera e public utilities (-9,3%) e 970 nelle costruzioni (+5,4%).

Per il mese di luglio, le prime stime indicano che nel 19% dei casi, i nuovi contratti sono stabili, ossia a tempo indeterminato o di apprendistato, mentre nell’81% sono a termine (a tempo determinato o altri contratti con durata predefinita).

Delle 5.100 attivazioni stimate per il mese di luglio, l’11% (560 posizioni) ha interessato candidati con titolo di laurea e di ITS, il 41,4% (2.110 posizioni) candidati col diploma di scuola media superiore, il 30,6% (1.560 posizioni) soggetti con qualifica di formazione o diploma professionale; continuano comunque a crescere anche le opportunità per i soggetti che hanno la scuola dell’obbligo (870 posizioni, il 17,1% dei nuovoi contratti previsti).

Guardando l’area aziendale di inserimento, il 55,7% dei profili mensili ricercati è destinato alla produzione di beni ed erogazione del servizio, il 12,9% alle aree commerciali e della vendita, il 12,7% alle aree della logistica, l’11,8% alle aree tecniche e della progettazione, il 3,7% all’area amministrativa ed il 3,1 % alle aree direzione e servizi generali.

Persiste, intanto, il gap tra offerta e domanda di lavoro: nel 58% dei casi, infatti, le imprese prevedono di incontrare difficoltà nel trovare i profili professionali desiderati, per i quali, nel 50% dei casi, è richiesta esperienza professionale specifica.

I PROFILI PIU’ DIFFICILI DA TROVARE

Tra i profili ad alta specializzazione, quelli più difficili da individuare sono: tecnici della distribuzione commerciale (nell’86,2% dei casi, di difficile reperimento), tecnici della salute (nell’81,8% dei casi), tecnici della sicurezza e della protezione ambientale (nel 70,4% dei casi).

Nell’ambito dei servizi, di difficile reperimento appaiono gli operatori della cura estetica (nel 68% dei casi), le professioni qualificate nei servizi sanitari e sociali (60,3% dei casi) e gli esercenti ed addetti nelle attività di ristorazione (54,3% dei casi).

Tra gli operai, invece, sono di difficile reperimento i fonditori, saldatori, lattonieri, calderai, montatori di carpenteria meccanica (nell’ 87,2% dei casi, di difficile reperimento), gli operai addetti a macchinari fissi per l’industria alimentare (nell’86,2% dei casi) e gli operai macchine automatiche e semiautomatiche per lavorazioni matelliche (nell’82,4% dei casi di difficile reperimento).

Ultimo aggiornamento

14-08-2024 10:08

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