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Segnali di ripresa per la manifattura parmense nel quarto trimestre 2024.
Dopo aver archiviato i primi nove mesi con un calo dello 0,6% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente, la produzione industriale nel quarto trimestre ha infatti registrato un aumento dello 0,3%, in netta controtendenza rispetto al marcato calo medio regionale (-3,2%).
A evidenziarlo sono le analisi dell’ufficio Studi e statistica della Camera di commercio dell’Emilia sui risultati dell’indagine congiunturale del sistema camerale sulle piccole e medie imprese.
Il lieve aumento dei volumi si è associato ad un dato assolutamente stabile per il fatturato, grazie al saldo positivo dei mercati esteri (+1,3%).
Analizzando proprio i principali settori produttivi, si conferma, rispetto al settembre scorso, che la crescita maggiore dei volumi della produzione industriale si è registrata nel settore della lavorazione dei minerali non metalliferi (vetro, ceramica, materiale edilizio), con un +11,9% rispetto al 2023, seguito dalle industrie alimentari e delle bevande (+2,9%) e dall’industria meccanico-elettrica e dei mezzi di trasporto (+1,7%). Segno negativo, invece, per le industrie dei metalli con -4,7%, il tessile-abbigliamento-cuoio e calzature con -2,2% e il comparto del legno e mobile con -2,4%.
A livello di fatturato, le industrie alimentari e delle bevande hanno registrato un aumento complessivo del 2,6% e del 5,8% sui mercati esteri, quelle della lavorazione di minerali non metalliferi sono cresciute del 3,2% complessivo, le industrie della meccanica hanno fatto segnare un +2,0% complessivo e +2,3% sull’estero. In calo, invece, il fatturato delle industrie dei metalli (-6,0%, -4,3% estero), del tessile (-6,6% e -2,7% estero) e del legno e mobile (-0,5% complessivo, con un -15,7% sull’estero).
Gli ordinativi totali – secondo le analisi della Camera di commercio dell’Emilia – sono risultati in lievissimo calo (-0,1%), nonostante i valori positivi per la meccanica (+2,3%) e per alimentari e bevande (+3,8%).
Le settimane di produzione assicurate dalla consistenza del portafogli ordini alla fine del quarto trimestre sono 15,8 (12,4 il dato medio regionale), mentre il grado di utilizzo degli impianti è al 79,5% (superiore al 73,9% regionale).
Secondo le previsioni di produzione per il quarto trimestre, il 59% delle imprese ipotizza stabilità generale, il 21% aumento e il 20% diminuzione.
Per quanto riguarda le previsioni di ordinativi, il 51% ipotizza stabilità, il 26% aumento e il 23% diminuzione; valori che – se riferiti ai mercati esteri – evidenziano una stima del 50% per la stabilità, 29% per un aumento e 21% per un calo.
Sul fatturato ci sono previsioni di crescita per il 18% delle imprese, di stabilità per il 59% e di calo per il 23%.
FOCUS ARTIGIANATO
Così come per tutta l’industria, anche per l’artigianato manifatturiero, a chiusura dell’anno 2024, si evidenzia un lieve aumento nella produzione (+0,1%), mentre a settembre scorso si era registrato un calo dell’-1,7%: dato in controtendenza rispetto al calo medio regionale del 4,6%.
Anche gli ordinativi totali crescono dello 0,1% (contro un -5,0% medio regionale), trainato dalla crescita sui mercati esteri dell’1,2% (-1,5% regionale).
Il fatturato complessivo, infine, cresce dello 0,9%, (contro un -4,0% regionale), trainato dal brillante +5,7% sui mercati esteri (-1,0% il dato regionale).
Le settimane di produzione assicurate dalla consistenza del portafogli ordini alla fine del quarto trimestre sono 8,9 (due punti in più rispetto a settembre scorso e maggiore del 7,9 regionale), mentre il grado di utilizzo degli impianti è 73,0% (superiore al 69,4% regionale).
Secondo le previsioni di produzione per il primo trimestre 2025, il 59% delle imprese artigiane ipotizza stabilità, l’11% un aumento e il 30% un calo. Per quanto riguarda gli ordinativi, il 61% ipotizza stabilità, il 9% aumento e il 30% diminuzione; valori che – se riferiti ai mercati esteri – evidenziano una fiducia di stabilità per il 63%, timori di calo per il 34% e ipotesi di crescita per il 3%. Sul fatturato infine le previsioni di crescita riguardano solo il 10% delle imprese oggetto d’indagine, mentre le ipotesi di stabilità risultano per il 59% e quelle di calo per il 31%.